STELLA D’ORIENTE

 Mi chiamo…

Questo non ha importanza; chiamatemi come vi pare, perché ho dimenticato anche il mio nome, e ricordo solo cosa sono, non chi sono.

Sono un viaggiatore, ma non lo sono sempre stato.

 

Una volta avevo un nome, avevo una casa, avevo diverse cose.

E non mi curavo dell’unica che mi era indispensabile; ma, a quel tempo, non lo sapevo.

La sera, quando la luce del crepuscolo lasciava il passo a quella della Luna, nel nero del cielo si accendeva una piccola Stella; io la guardavo dalla finestra della mia camera, rivolta a Est. Per me, quindi, quella era la mia Stella d’Oriente. Ogni notte, prima di riposare, rivolgevo un grato sguardo a quell’astro che, benchè lontano, mi illuminava il cuore. Dicono che le stelle brillano di luce fredda, ma la mia Stella era diversa; ho sempre percepito un dolce calore, simile ad un affettuoso abbraccio, che mi permetteva di dormire tranquillamente e di affrontare vigorosamente, il mattino seguente, le mille difficoltà della vita.

Come ho detto, purtroppo, non mi curavo della mia piccola Stella; credevo scioccamente che sarebbe stata sempre lì per me, e di giorno non ci pensavo mai; solo di sera, rientrato in camera, mi affacciavo alla finestra per salutarla.

Confesso: qualche sera mi sono anche dimenticato di affacciarmi, preso com’ero da problemi di maggiore o minore importanza.

E sono stato punito.

In una splendida notte, eccezionalmente serena, ho guardato dalla solita finestra, ma la mia Stella non c’era più.

Con un tuffo al cuore ho capito, in un solo, brevissimo, lunghissimo, spaventoso istante, che non m’importava di niente e di nessuno all’infuori della mia Stella; come in un sogno ho messo in una sacca qualche capo di vestiario e me ne sono andato, senza sapere per dove, ma sapendo che non sarei mai più tornato: sono diventato il viaggiatore che sono tuttora.

 

Un viaggiatore alla perenne ricerca della mia Stella, una ricerca sinora inutile.

Sono passati molto più di trent’anni da quella orribile notte: ho percorso pianure, valli, colline dolorosamente simili al Calvario, montagne penosamente aspre e difficili da scalare; ho percorso mille città senza vedere nulla di quel che c’era intorno a me; ho attraversato mari tempestosi che volevano togliermi la vita, ma in qualche modo sono sempre riuscito ad andare oltre.

Oggi sono stanco, tanto stanco, e la ricompensa per la mia ricerca è stata ritrovarmi davanti, all’improvviso, la più terribile delle destinazioni: il grande deserto.

Ho paura adesso, tanta paura, ma non posso fare a meno di andare avanti.

 

Sono ormai parecchi giorni che mi arrabatto nel deserto, e la mia scorta d’acqua sta finendo, chissà se la mia ricerca avrà fine con la fine della mia vita?

 

E’ notte e, come sempre sto camminando lentamente; di giorno cerco di riposare meglio che posso…

Ed ecco, guardo verso il cielo nero, semicoperto da un’alta duna di fronte a me, e la mia Stella d’Oriente è lì che mi guarda a sua volta; mi frego gli occhi, non riesco a crederci, dopo tanto tempo, ma non è uno scherzo dei sensi, è lì, è lì…

E corro per superare la duna, e scendendo mi sento avvolto da una frescura incredibile: sono in un’oasi; la mia Stella mi ha portato sin qui.

Con un tuffo al cuore capisco, in un solo, brevissimo, lunghissimo, dolcissimo istante, che la mia ricerca è finita.

So che d’ora in poi mi nutrirò del poco che l’oasi mi offrirà, che mi disseterò alla sorgente, che non avrò bisogno di nient’altro.

E, soprattutto, ogni notte potrò guardare la mia Stella d’Oriente.

La guarderò anche di giorno, perché Lei sarà sempre lì, anche se nascosta, e aspetterò pazientemente il calare della notte per poterla rivedere.

E un giorno finirà la mia vita, e la raggiungerò, nel terzo tempo che a tutti è concesso.

So che la mia Stella d’Oriente non mi lascerà mai più, perché adesso sa che vivo solo per Lei…