MONOLOGO
Ciao,
cara. Come stai?
Ti sei
annoiata, forse? Capisco, oggi ho
fatto un po’ più tardi del solito, vero? E tu, come al solito,
non hai nemmeno preparato la cena. Ma non fa niente, adesso ci penso io.
Anzi no.
Ora non mi va.
Sai invece cosa farò? Me ne starò qui con te, a guardarti, a tenerti compagnia.
Dove hai preso quel bel vestitino blu?
Ah, già, che stupido! E' quello che
avevo ripescato io in soffitta un anno fa.
Sai che
non mi ero
mai accorto di come si
accordasse perfettamente con l'azzurro dei tuoi occhi? Sono proprio
cieco, eh?
Devi
perdonarmi. Sarà che solo oggi ti sto osservando. Solo oggi sto notando i tuoi morbidi riccioli biondi messi in risalto dal nastrino fucsia, il tuo
incarnato roseo e
levigato, le tue piccole labbra rosse, le tue forme appena
accennate.
Solo oggi...
Eppure...
eppure da quanto tempo sei con me?
Ricordi la
sera che ti ho portato per la prima volta a casa mia? Eri sporca, lacera,
spettinata. Fortunatamente non eri ferita. Mi guardasti terrorizzata, con gli
occhi spalancati, come se volessi dirmi: "Non farmi del male
anche tu!". Abbassasti
le palpebre (forse con sollievo?) quando ti sollevai e mi
avviai lungo la strada,
portandoti in braccio.
Che rabbia
provai verso chi ti aveva ridotto in quello stato. Ma bastarono poche cure, solo un pochino
d'amore, per ridarti tutto il tuo
splendore.
Da allora non
ti sei mai mossa di qui.
E' vero: dopo
quella notte non mi sono preoccupato
molto di te. Ho finito per considerarti
un pezzo d'arredamento.
Solo
oggi, mentre tornavo a casa,
mi sono chiesto cosa avrei fatto se non ti avessi ritrovata qui.
Per questo
motivo ho deciso di dedicarti la serata. Per
ringraziarti di aver
sopportato in silenzio
la mia progressiva indifferenza,
e di non aver mai espresso l'amarezza che il mio disinteresse ti
causava.
Se rientrando
non ti avessi vista, seduta su quella poltrona,
mi sarei di colpo sentito vecchio e stanco e, pur comprendendoti, mi saresti
mancata terribilmente.
Perché ti
voglio bene."