IL CUORE DEL GUERRIERO

 

Nella notte dei tempi, nelle terre dell'Aswan meridionale, due popoli, i Bo'Arg e i Bo'Lon occupavano due piccoli territori confinanti.

Per questo erano quasi continuamente in conflitto tra loro sui confini, ma nessuno riusciva a prevalere sull'altro...

Arten D'Loas era il più grande guerriero dei Bo'Arg, temuto dai suoi non meno che dai nemici, ma scendeva in campo solo ed unicamente per difendere il suo popolo dai Bo'Lon. Si era sempre, sistematicamente e categoricamente rifiutato di condurre le truppe all'attacco.

Era un uomo enorme, fortissimo, velocissimo e agilissimo, ma queste sue doti non si potevano certo intuire guardandolo passare i pomeriggi ed i tramonti sulla scogliera, in malinconica attesa di chissà cosa... o chi...

Nessuno però osava fargli domande, anche perchè Arten non era certo famoso per la sua loquacità.

Il confine naturale tra i due territori era un fiumiciattolo, e sulle due rive si stendevano rade boscaglie: era lì che si combattevano quasi tutte le battaglie per il confine stesso.

Un giorno, avuta notizia che i Bo'lon avrebbero attaccato l'indomani, Arten condusse il piccolo esercito sulla riva del fiume, e si fermò a guardare, per l'ennesima volta, una casupola sul margine del bosco, dove viveva una donna Bo'Lon, scacciata dal suo popolo perchè aveva partorito una bambina senza aver sposato nessuno. Era una donna fiera, che si adattava alla vita solitaria provvedendo da sè, come meglio poteva, alle sue necessità ed a quelle della piccolina.

Non accettava nulla da nessuno, e mai rivolgeva la parola o rispondeva.

Mentre Arten spostava lo sguardo, dal bosco uscì all'improvviso un cucciolotto fulvo con mascherina e orecchie nere: vedendo Arten gli corse incontro con aria felice, dimenando il codino attorcigliato.

Un arciere vide il cagnolino e, fulmineo, incoccò una freccia: ma la spada di Arten, ancora più veloce, era già uscita dal fodero e la lama, fischiando, tranciò in due l'arco e la corda. Il braccio dell'arciere, mancando all'improvviso la tensione, scattò all'indietro rischiando di slogarsi, ma quel dolore fu nulla alla vista di Arten che incombeva su di lui con gli occhi che sprizzavano fiamme: si fece piccolo piccolo e tornò nei ranghi senza voltargli le spalle.

Arten si chinò, sollevò il cagnolino e cominciò ad accarezzarlo dolcemente, mentre con lo sguardo coglieva la bambina trafelata che correva verso di lui. Le mise una mano sulla spalla e la accompagnò alla casupola, sulla soglia della quale c'era la donna Bo'Lon.

"Domani" le disse Arten "ci sarà battaglia sul fiume. Gli arcieri hanno ordine di tirare su qualsiasi cosa si muova. Restate tutti in casa fino a che sarà finita, comunque vada."

La donna non gli rispose, ma lo guardò con una strana, indecifrabile espressione.

La bambina, invece, disse: "Grazie per il mio cagnolino. E' piccolo, vuole vedere sempre cose nuove, è per questo che scappa..."

Il cucciolo, nel frattempo, continuava a leccare la grossa mano di Arten, e pareva sorridesse...

All'alba i Bo'Lon attaccarono, e nella mischia furibonda che ne seguì fu chiaro che ancora una volta, le doti guerriere di Arten avrebbero fatto la differenza: la sua spada saettava in tutte le direzioni, tesa a mettere fuori combattimento il maggior numero di nemici nel più breve tempo possibile e cercando di non infliggere ferite mortali: ad Arten interessava soprattutto che la battaglia finisse presto, per evitare gravi spargimenti si sangue.

Era proprio uno strano guerriero.

All'improvviso, mentre si difendeva da tre uomini che gli erano piombati addosso tutti insieme, con la coda dell'occhio vide una piccola macchia fulva precipitarsi verso di lui, e in un lampo realizzò che il cagnolino era scappato ancora, e vide anche che la bambina era a sua volta uscita dalla casupola, correndogli dietro. Vide anche alzarsi gli archi... in un momento rovesciò quelli che lo circondavano con un solo giro di spada e si lanciò sul cagnolino e sulla bambina, inginocchiandosi su di loro e proteggendoli con le larghe spalle, che assorbirono l'impatto di decine di frecce...

La battaglia si fermò come d'incanto, e tutti guardarono Arten, trafitto da numerosissimi dardi, che faticosamente si rialzò, prese in collo la bambina, raccolse il cucciolo con l'altro braccio e si avviò stancamente verso la casetta.

La donna era di nuovo sulla soglia, col terrore negli occhi, e pianse vedendo Arten, che aveva lasciato sull'erba tutto il suo sangue, consegnarle la bimba, illesa, e poi accasciarsi piano a terra, mormorando :"Te l'avevo detto di non far uscire nessuno..."

...e il guerriero si distese lentamente, senza udire più la piccola, che piangeva disperata accucciata sul suo petto, e gli uggiolii di dolore del cucciolo che gli leccava il viso, sereno e sorridente...