CAVALIERE ERRANTE

 

Il mare d'erba verde sconfinava in tutte le direzioni, piegandosi dolcemente al passaggio  del mio  cavallo sui  dolci declivi  del pianoro.

Il sole splendeva radioso, ma i  raggi non scaldavano  l'armatura al punto da cuocermi nel suo interno. La temperatura era più  che sopportabile. Alzai la celata dell'elmo  solo per godere  appieno il paesaggio.

L'aria era comunque  rinfrescata da  una leggera  brezza: il  mio viaggio era ormai quasi terminato.

Superata la  collinetta  davanti a  me,  rividi  con  piacere  il cerchio di enormi  pietre disposte  ad arte;  adesso dovevo  solo aspettare. Sicuramente qualcuno sapeva già del mio arrivo, e  tra poco si sarebbe fatto vivo.

Mi disposi ad aspettare.

Vent'anni erano passati. Vent'anni calcolati nel tempo terrestre, naturalmente. Mi sorpresi  di questo: mi  ero immedesimato a  tal punto nella vita di questo strano pianeta?

* * *

Quando la porta della grossa  astronave si sollevò,  al di là  il mondo giaceva avvolto nella notte.

L'inconfondibile  voce  di  IHV-1  si  fece  udire  nel  perfetto silenzio:

- Agente  LN/CL-8  pronto. Controllo  forma  ed  equipaggiamento: positivo. Conoscete  la vostra  missione e  l'epoca del  rientro. Buon lavoro. -

Tutto ciò  nel  nostro idioma  standard.  Ve ne  ho  fornito  una traduzione approssimativa, ma  sufficiente. A  voi non  interessa sapere chi siamo e da dove veniamo, e perché.

Spronai delicatamente il destriero bianco, che si mosse verso una direzione precisa. Era  lui a conoscere  la mia destinazione.  Io potevo  tranquillamente  dedicarmi  all'osservazione  della  mia figura. Calcolai  di possedere,  in questa  forma, un'altezza  di circa un  metro  e ottanta,  statura  esuberante in  confronto  a quella media dell'epoca in cui mi trovavo. Ero ricoperto da  capo a piedi da un'armatura del nostro metallo migliore, che univa  le caratteristiche di  altissima  resistenza ad  un  peso  specifico pressoché insignificante. La lunga  lancia da combattimento  che reggevo con la mano destra, lo spadone (a doppio taglio e  doppia impugnatura) assicurato alla sella, e lo scudo lungo, erano stati forgiati con il medesimo metallo. Nessuno possedeva armi attive e passive migliori delle mie. L'armatura era lucidata a specchio, e non si sarebbe mai appannata o sporcata. L'elsa dello spadone era finemente decorata con le gemme di Ishtal, tra le quali  spiccava una di colore blu, della  grandezza di una  noce, al cui  interno era celato il trasmettitore che mi avrebbe tenuto in contatto con l'astronave.

Nella gualdrappa erano  state ricavate  delle sacche,  contenenti abiti appropriati, cibo liofilizzato per ogni evenienza, gioielli e oro in verghe. Quest'ultimo metallo, sulla terra, sarebbe stato apprezzato in ogni tempo e luogo.

Vent'anni...

Mi presentai al re e gli offrii i miei servigi: quella era la mia missione. Avrei dovuto aiutare il monarca a consolidare il regno. Lo difesi nelle guerre, addestrai il suo esercito, lo  consigliai in tutto... sì, la mia missione si poteva definire un successo. Per  la  verità  avevo  anche  dovuto  difendermi  dalla  regina, talmente affascinata dal  mio aspetto  da desiderarmi  a tutti  i costi e contro ogni logica. Poveretta! Non poteva sapere che  non avrei mai potuto soddisfare le sue voglie.

Il regno era fiorito, ed il potere centrale era ormai ben saldo. La mia presenza non era più necessaria. Così inventai una ricerca da compiere  (usanza molto  radicata  tra i  cavalieri  erranti): sarei scomparso nel nulla. Nessuno  mi avrebbe mai  rintracciato, non su questa terra!

* * *

Due giorni addietro avevo iniziato il viaggio verso questo posto. Ma non ero tranquillo. Sentivo un'altra presenza alle mie spalle. Così non  mi sorpresi  quando vidi  il cavaliere  azzurro  venire verso di me.

- Cosa vuoi? - lo apostrofai.

- Sono venuto per convincerti a tornare alla corte. Il re è molto triste; la regina è molto triste;  tutti noi siamo molto  tristi. Devi venire con me. -

- Io  non  tornerò. Mai  più.  Lasciami solo,  vattene.  I  tempi avventurosi sono finiti. Devo seguire il mio destino. -

- Il tuo destino è con me, con noi. -

- No... tu non puoi capire. Non posso ripercorrere i miei  passi. Vattene, oppure sarò costretto... -

- So che  sei più forte  di me,  ma devo  tentare, l'ho  giurato. Preparati a combattere. -

Una pena  immensa  nel cuore.  Da  dove veniva  quel  sentimento? Perché quel giovane sfidava la morte per tentare di obbligarmi  a non lasciare  tutti loro?  Non avevo  il  tempo per  cercare  una risposta. Mi stava già attaccando.

Me la sbrigai  velocemente: un solo  colpo, con  il piatto  dello spadone sul  capo lo  tramortì. Lo  sollevai dalla  polvere e  lo rimisi di traverso  sulla sella. Una  manata al  cavallo, che  si allontanò in fretta. Tutti quegli animali conoscono la strada  di casa. Non avrei dovuto preoccuparmi di  questo... a dire il  vero non avrei dovuto  mai preoccuparmi di  niente, se non  dell'esito della mia missione.

La notte calò,  e l'astronave  scese. Spinsi  la mia  cavalcatura all'interno, poi  scesi  e la  consegnai  ad un  addetto.  Ancora vestito dell'armatura mi recai nella grande stanza ottagonale. Mi limitai a togliere l'elmo e aspettai.

Il cipiglio terribile  di IHV-1  mi intimoriva,  come sempre,  ma sostenni fieramente quello sguardo.

- Ritieni di aver fatto un buon lavoro? - esordì.

- Penso  di sì.  Le guerre  sono state  vinte. Gli  aristocratici contrari sono stati sottomessi. Le congiure di palazzo sono state stroncate  sul  nascere.  Fame   e  carestie  sono   scongiurate. Cos'altro avrei dovuto fare? -

- E la regina? -

- La regina? -

- Sì, la regina. -

- E' colpa mia se quella  stupida si è  innamorata di me?  Dovevo dirle la verità? -

- Questo no, ma avresti potuto scoraggiarla. -

- Facile. Forse  non conosci i  terrestri. Quando  si mettono  in testa una cosa, giusta  o sbagliata, non  c'è verso di  fargliela dimenticare, soprattutto le cose sbagliate. Hanno una particolare attitudine a cacciarsi  nei guai, ed  una perseveranza unica.  Mi piacciono. -

- Ti... cosa? -

- Mi piacciono.  Sono stato bene  tutto questo tempo  in mezzo  a loro, e quasi quasi mi dispiace di doverli abbandonare. -

- Non credo a quel che  sento. A te non  può piacere niente.  Non puoi provare sentimenti. -

- Perché? Perché sono solo un robot? Avanti rispondi. Essendo una macchina mi è  negato tutto? Beh,  devo disilluderti. Durante  il tempo trascorso sulla terra i miei  circuiti hanno analizzato  ed assorbito tutte le  sensazioni, tutti i  sentimenti propri  degli umani. Anch'io a volte  venivo colto dalla  rabbia e dal  dolore, anch'io mi sono  comportato... istintivamente,  senza seguire  le mie istruzioni. -

- Basta! Noi non siamo programmati per pensare... -

- ”TU” non sei programmato per questo. Ma io penso, ora. E  continuerò a farlo, ti piaccia o no. -

- Dove credi di andare? -

- Torno dal re. Per fermarmi  dovrai distruggermi. -

Abbandonai a  grandi  passi la  sala,  ripresi il  cavallo  e  lo spronai furiosamente fuori dalla nave.

Mentre avanzavo velocemente nella notte,  nella testa mi  risuonò la voce di IHV-1:

- Non temere,  LN/CL-8. Non ti  distruggeremo. Ricordati solo  di allontanarti da  quel paese  quando i  segni umani dell'età  non compariranno sul  tuo volto.  Ci terremo  in contatto.  Riceverai altre direttive. Buona fortuna... com'è il  buffo nome col  quale sei conosciuto qui? Ah, sì. Buona fortuna... LANCILLOTTO! -